Comunque, non si può mica star sempre a dietà, no?
Beh, bando alle ciance. Sabato sera io e il Patatone (nome della mia dolce metà da questo post in poi), siamo andati a festeggiare il compleanno di un membro del suo clan.
Per la precisione, i cinquant'anni. E vuoi che si festeggino in modo normale? Ma certo che no.
Ritrovo: in un parcheggio, ad attendere il pullman. Sì, avete capito bene.
Come le gite delle medie che si cantava a squarciagola. Però stavolta non avevo vicino la mia amica e quel cretino del primo banco, che sapeva tutto di matematica e non mollava un'espressione.
No, oltre al Patatone, c'erano degli arzilli vecchietti (di cui uno ancora incazzato dopo secoli, perchè il suddetto Patatone gli ha intasato il lavandino quando era un cucciolo), che però ha apprezzato la morosa, cioè io.
Siamo vicini ai bimbi che si sono accaparrati i posti in fondo, quelli da cinque. E correvano pure!
Forse non si erano resi conto di essere finiti nel reparto geriatria.
Beh, sta di fatto che si parte. 1 ora e mezza di viaggio.
Ipod sparato a mille nelle orecchie (non sono diventata sorda, ma mi rendo conto di non essere più invasata come alle superiori, dove probabilmente mi sarò giocata 3/4 delle cellule ciliate dell'orecchio). Fame e pipì a non finire.
Giungiamo! Dopo che il pullman faticava sulle salite per il dolce peso dei suoi passeggeri.
Arriviamo in questo posto che è... una stalla!
Sì: una stalla ristrutturata. Al buio pesto, dove come un cane da tartufo mi lascio guidare dal profumo del cibo perchè il mio stomaco sta organizzando una rivolta e sta per mettersi a gridare: This is Spartaaaaaaaaaaaa! e giungo all'oasi del buffet.
"Ma," *sberletta sulla mano* "Non vorrai mica mangiare ora?! Aspetta!" disse Patatone.
Lo guardo in un modo che dire da Hannibal Lecter è poco, ma come gentilmente mi fa notare, dobbiamo ancora accomodarci, rispettare i convenevoli e bla bla bla. Ma, per Diana, siamo in una stalla! Ho fame!
Scorgo un cameriere con una tegola in mano, si una tegola del tetto.
Ma sopra vi sono adagiati prosciutto, pancetta e salame.
Tavola apparecchiata ;D
Cavolo, che fame.
Mi siedo e agguanto focaccia e prosciutto.
Leonida si siede sulla parete del mio stomaco e si rimpinza pure lui.
Scorgo una bavaglia (una bavaglia???!!! ) e me la metto, appena in tempo per farmi spruzzare dritta in bocca l'aperitivo da un avvenente cameriere che con l'affare per dare il diserbante dispensa spritz a tutti. Ovviamente mi innaffio il vestito perchè chiudo la bocca subito, mentre per il Patatone tra un po' parte il coro Bevilo bevilo bevilooooooooo bevilo bevilo tutto!
Adesso arriva il primo. Si. Ma bisogna cambiare il piatto.
Quindi alzo il fondoschiena e mi dirigo in cucina, in fila indiana.
Si canta, si balla... ci si traveste e poi...
Poi fu il turno del risotto nella carriola, messo nei piatti a con cazzuola e frattazzo.
E poi dei ravioli messi nel piatto con un guanto alla Freddy Krueger.
Ma... il clue è stato il dolce! Un budino servito direttamente sulla mano, dopo essere stato prelevato da un vasino da notte.
Non vi dico l'effetto meraviglioso... ma potete benissimo immaginarlo!
E poi caffè, limoncello nella peretta.... ollèèèèèèèè!
E quando siamo al culmine della festa, l'autista arriva a rompere i maroni per tornare a casa. Temporeggiamo un po', ma alla fine cediamo.
00:30 si parte.
Ed è qui che lo spirito goliardico dei capiclan si risveglia: al via con il canto!
Spaziando da "Quel mazzolin di fiori", al "Piave", a "Mamma mia dammi cento lire".
E ogni tentativo mio e del Patatone di intonare gli 883 o il Liga è stato vano.
Quando si parte con gli Alpini, non ce n'è per nessuno.
Con una tonsilla in meno (CANTA CANTA!!!!), facciamo rientro a casa alle ore 02:45. (Vorrai mica non bere il caffè con l'ammazzacaffè a casa del nonno??!).
Andiamo a letto.
Inizio a parlare soddisfatta della serata, a tormentare il Patatone con il Pulcino Pio. Ma che devo fare se non ho sonno?
*rullo di tamburi*
Risposta: groooonfffffffffff...........con tanto di bavetta sul cuscino.
Quanto ti amo, amore mio!
Oh yeah! ;D